giovedì 5 febbraio 2009

mostra personale Satura genova


Satura, piazza Stella 5 cap 16123, Genova, Italia
dal 28 febbraio al 18 febbraio 2009
IN FORMA DI CEMENTO di Carlo Pesce
Difficile trovare un materiale più bello del cemento...
Le Corbusier

La centralità del cemento è peculiare in quest’ultima fase della produzione di Enrico Francescon. Ciò su cui l’artista alessandrino sta lavorando è appunto una serie di formelle in cemento che gli permettono di esprimere concretamente delle sensazioni materiche. Antesignane di queste formelle, quasi tutte realizzate durante il 2008, sono alcune sperimentazioni del 2003, nei quali la struttura in cemento era ricoperta da un burriano sacco di iuta. Già in quel contesto si poteva intravvedere ciò che sarebbe avvenuto in seguito, con l’insistere su una ricerca basata sul gusto per il “ritrovamento” e sul rigore costruttivo di un impianto di semplicissima efficacia estetica, ben evidentemente anticipato in questa fase.
Questi lavori, che da un certo punto di vista possono essere definiti “esercizi prototipi”, ricevono un evidente arricchimento formale a partire dal momento in cui l’artista comincia a riempire gli spazi quadrangolari con degli elementi segnici, sostituendo il sacco – di fatto una seconda superficie piatta – con degli oggetti collocati a immediato contatto con la nudità del cemento. È in questo frangente che Enrico Francescon riesce a sciorinare, con una vasta gamma di intuizioni, dei manofatti artistici fondati sull’unione di un materiale di supporto – il cemento – cui sono stati aggregati materiali di diversa specie, materiali ai quali è dato il compito di assumere una precisa valenza segnica. Francescon, infatti, sembra considerare la “piastrella” in cemento la struttura bidimensionale sulla quale agire, sulla quale tracciare dei segni che vengono percepiti non in quanto tali, ma come elaborazioni dell’intelletto. Ciò che l’artista ricava è un ibrido talvolta fortemente aggettante che stravolge il senso di ogni possibile etichettatura. Quello che si vede è uno spazio compatto, talvolta pigmentato, dal quale fuoriescono oggetti: è improprio definirlo “scultura”, è riduttivo definirlo “pittura”.
Per affrontare in modo coerente le opere di Enrico Francescon si deve seguire la materia, la sua porosità, la sua bellezza primitiva, incondizionata. È quanto Enrico Francescon tenta di trasmettere all’osservatore, è quello che deve fargli percepire.
Lasciata da parte la sperimentazione segnica, l’ultimissima fase di questa produzione sembra orientarsi maggiormente verso una marcata rarefazione. Gli ultimi lavori sono determinati da una serie di stratificazioni orizzontali sovrapposte, di fatto dei paesaggi, in pratica delle sperimentazioni cromatiche. In questo modo Enrico Francescon sembra aver intrapreso un nuovo filone di ricerca decisamente più essenziale, nel quale l’impasto assume la stessa valenza che in pittura può essere attribuita al colore preparato.