Enrico Francescon propone una serie di piccoli lavori, molti intimi, quasi un diario
di un viaggio spirituale nell’essenzialità della forma e del colore. Le opere in questione
sono acquerelli che nascono da una riflessione sul lavoro di Klee, maestro assoluto di quasi tutti gli artisti
che si dedicano alla produzione di un tipo di opera basata sulla pura geometrizzazione astratta.
Francescon, dunque seguendo e rielaborando la lezione di Klee, applica chiazze di colore liberamente,
Francescon, dunque seguendo e rielaborando la lezione di Klee, applica chiazze di colore liberamente,
senza un principio condizionante, avendo come unico interlocutore l’inafferrabilità della fantasia.
Ciò che ottiene è una forma che può – e deve – avere una sua interpretazione
attraverso giochi di luci e ombre che offrono una valenza tridimensionale fatta di rilievi
e di compenetrazioni che danno alla superficie una dimensione delicatamente palpitante.
Interessanti pure le macchie isolate su un apparente nulla monocromo bianco. Esse si allungano
Interessanti pure le macchie isolate su un apparente nulla monocromo bianco. Esse si allungano
in una direzione, contendono alla superficie del supporto la loro esistenza, dichiarando
una propria forza e una propria misura che conferisce alla materia pittorica una capacità
di penetrazione altissima e controllata.
Carte e Legni di Enrico Francescon.
Vineria Tirabosson, via Alerami 9. Fino al 16 aprile.
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